L’eredità

UN TESORO
Robert era un ragazzo di 15 anni alto, magro, con i capelli neri e gli occhi azzurri come il mare. Indossava sempre una piccola chiave al collo che gli regalò suo padre prima di morire, anche se non sapava a cosa potesse servigli.
Viveva in una piccola cittadina portuaria spagnol e la sua casa non era molto lontana dal porto e dal mercato. All’interno non c’era molto: solo un mucchio di paglia, che era il suo letto e qualche attrezzo che non usava mai; i mobili e le porte andavano a pezzi, ma lui non se ne preoccupava.
Robert aveva la mania di dipingere quadri, che avevano sempre come soggetto il mare. Dai suoi capolavori, sparsi per tutta la sua casa, si capiva che aveva una gran voglia di libertà e di avventura: sapeva che un giorno il suo sogno si sarebbe realizzato!
Tutte le mattine, non appena il sole spuntava e i mercanti iniziavano a lavorare, Robert puntualmente spalancava la porta di casa e iniziava a rubare qualche tozzo di pane per calmare il brontolio mattutino dello stomaco. Purtroppo, essendo senza genitori, doveva pur in qualche modo sfamarsi. A quel tempo, se non eri un mercante o un marinaio, eri un povero senza futuro.
Quindi Robert si arrangiava come poteva e alla fine di quella affaticante corsa tra la folla e, dopo aver seminato il venditore a cui aveva rubato e che lo rincorreva con un bastone in mano, si fermava  davanti ad una di quelle enormi imbarcazioni da trasporto e poi tornava a casa a dipingere.
Un giorno, dopo aver terminato il suo ultimo quadro, una nave che aveva visto al porto alcuni giorni prima, uscì per andare alla locanda della sua vecchia amica Sandra.
“Ciao, come va?” disse Robert entrando.
La locanda di Sandra era illuminata solo da una finestrella che faceva luce sul bancone, dove Sandra, una donnona robusta, aspettava inutilmente i clienti.
“Prendi” gli rispose Sandra, mentre gli lanciava una mela. “Lo sai che non posso pagare!” rispose Robert imbarazzato.
“Dai…ti conosco da quando sei nato e non ti lascio certo morire di fame!!!  Non avere questi problemi con me?! Se venissi tutti i giorni qui, eviteresti di rubare ogni santissimo giorno al mercato!!” disse un po’ arrabbiata Sandra.
“Grazie per la mela…..a presto” disse Robert, uscendo dalla locanda.
Mentre si stava dirigendo verso casa, passando per il porto, Robert  vide il mercante a cui aveva rubato il pane quella mattina e, preso dal panico, cominciò a correre per sfuggirgli. Vide un bidone vuoto, vi si infilò dentro e aspettò che il mercante se ne fosse andato. Improvvisamente il bidone iniziò a muoversi: due uomini muscolosi l’avevano sollevato e lo stavano trasportando sulla nave che Robert aveva visto quella mattina, pronta a partire.
Per lo spavento Robert si addormentò e al suo risveglio si trovò dentro la nave, nel bel mezzo dell’oceano Atlantico. Sentì un marinaio che, appeso sull’albero maestro, urlava a squarciagola: “TERRAAAAAAAAAAAAAA!!! TERRAAAAAAAAAAA!!!” Subito il ponte si riempì di marinai e Robert, senza farsi vedere da nessuno, scivolò fuori dal bidone e si intrufolò tra la folla. All’orizzonte si vedevano tre colline aguzze: i marinai dicevano che era l’sola del tesoro; forse quel bidone serviva per depositare il tesoro che stavano cercando. Robert non credeva alle sue orecchie e già immaginava le sue tasche piene di diamanti e monete d’oro e i volti increduli dei mercanti quando sarebbe tornato a casa.
Appena la nave approdò Robert scorse una grotta e capì che lì si trovava il misterioso tesoro. Tutti gli si avvicinarono e il capitano, facendosi spazio tra la folla di marinai, gli chiese con voce rauca: “Chi sei?, come ti chiami?” Robert, con voce timorosa, rispose: “Ro… Ro… Robert, signore!”. Il capitano con modi sgarbati lo spostò, vide la caverna e anche lui capì che si trattava del luogo in cui si trovava il tesoro.
Nessuno aveva il coraggio di entrare perchè si diceva che era abitata da velenosissimi serpenti, ma Robert si addentrò nella cavernaon grande coraggio. C’erano davvero, gli si fecevo davanti e gli si attorcigliarono sulle gambe, pronti per morderlo. Robert conosceva bene i punti deboli di quegli animali, li prese per la testa e iniziò a colpirli con tutta la sua forza proprio in quei punti.
Ce l’aveva fatta, aveva sconfitto i terribili serpenti, ma non era finita lì. Il forziere era chiuso a chiave, c’erano solo il lucchetto e una foto ingiallita. Gli venne in mente di provare ad aprire il luccheto con la chiave che portava al collo e il baule si aprì. Vi trovò una lettera di suo padre, dove c’era scritto che quel tesoro era l’eredità che gli spettava. Con le lacrime agli occhi e con il forziere in mano uscì dalla grotta.
Il capitano e i marinai vollero sapere il perché della sua tristezza e Robert raccontò loro tutta la sua vita. Tutti ebbero compassione del povero ragazzo e Robert li ringraziò con una parte del tesoro.
Quando Robert tornò a casa poté costruirsi una famiglia, pagare tutti i debiti, lavorare e avere un futuro con una bella avventura da raccontare!
Spero che il mio testo vi sia piaciuto… Elena
By |2020-04-22T01:40:21+00:00aprile 18th, 2010|5. CLASSE QUINTA, 6. ITALIANO, CICLO 2005/2010|0 Comments

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